ATTENZIONE

ATTENZIONE: i racconti sottostanti potrebbero contenere un sacco di parolacce

Risveglio


Domenica mattina.

Apro gli occhi, sento qualche rumore provenire dalla strada.
Guardo l'orologio, sono le undici e trentotto minuti
La luce filtra dalle persiane chiuse illuminando debolmente la camera da letto. Ho mal di testa, un discreto mal di testa che mi preme sulle tempie, ho anche una lieve nausea.
Ieri sera ho bevuto un po' troppo, avevo caldo, ho preso un mojito, buono, poi un cuba libre, meno buono, poi un paio di birre ghiacciate o forse tre, non ricordo.
Ho fumato parecchio, mi è venuto caldo, ho sudato, c'era proprio caldo.
Poi mi è anche venuta voglia di scopare.
Ho conosciuto Carmela, aveva un'aspetto intrigante questa Carmela, capelli ricci e scuri, formosa, forse anche simpatica, non ricordo bene, ma mi sembra di sì. Forse anche lei aveva bevuto un po' troppo, non ricordo bene, ma mi sembra di sì.
Abbiamo chiacchierato un po' poi il mio cazzo mi ha suggerito di portarla a casa e scoparla. Difficilmente riesco a dire di no al mio cazzo, sopratutto quando ho bevuto un po' troppo, sai com'è, il mio cazzo ha una forte personalità, ed io quando ho bevuto sono abbastanza remissivo, non riesco proprio ad oppormi.
Così ho portato a casa questa Carmela, abbiamo fumato, abbiamo chiacchierato ancora un po', molto sicura di sé mi ha raccontato delle foto dei gattini che posta su facebook, del negozio di parrucchiera dove lavora, dello smatphone che ha appena comprato, della scelta del colore dello smalto per le unghie, delle scarpe col tacco alto, poi abbiamo scopato.
Adesso, con la luce che filtra in maniera più abbondante dalle persiane, vedo distintamente Carmela addormentata accanto a me, nuda.
Carmela, alta 154 centimetri, 66 chilogrammi di peso, 43 anni, un sottile strato di cellulite equamente distribuito tra i fianchi e le caviglie, unghie delle mani e  dei piedi abilmente smaltate di viola, depilazione delle gambe un po' datata, risalente almeno alla settimana precedente, abbondanti ciuffi di pelo nero posizionati sotto le ascelle.
Carmela, generatrice di una lieve, vaga, tenue puzza di sudore. Ma del resto c'era caldo, abbiamo sudato.
Carmela non è più quella donna che grazie all'alcol e alla voglia di scopare  mi appariva intrigante formosa e forse anche simpatica. Carmela non è formosa, Carmela è sovrappeso, anzi, è grassa, forse è simpatica, ma non me lo ricordo bene.
No, Carmela è proprio un cesso, forse anche simpatica, ma inequivocabilmente un cesso.
Carmela è un cesso ed io ho mal di testa.
Carmela è un cesso, io ho mal di testa ed anche un po' di nausea. Ed ho anche sete.
Vorrei solo infilare la testa nel freezer, bere dell'acqua gassata fredda, tanta acqua gassata fredda, ruttare in abbondanza fino a quando non saranno passati il mal di testa e la nausea, invece devo inventarmi una scusa plausibile per allontanare Carmela dal mio appartamento.
Ho paura. Tra poco Carmela si sveglierà, mi guarderà, mi abbraccerà, mi bacerà e poi appoggerà la testa sulla mia spalla, sospirando.
No, devo assolutamente inventare qualcosa per togliermela dai coglioni senza ferire i suoi sentimenti.
Sì, perché nonostante tutto, sotto la sua capigliatura riccia, sotto le sue unghie smaltate di viola, sotto un generoso strato di cellulite, sotto i peli delle ascelle c'è  pur sempre un essere umano, una persona con dei sentimenti, una persona sfortunata, una persona che si sente sola, triste, ignorata, sottovalutata, senza amore, senza prospettive. Una persona cosciente del proprio aspetto fisico tutt'altro che piacevole. Una persona a cui non si deve fare del male.
Quando ero più giovane era più facile, non mi facevo questi problemi, mi inventavo una scusa banale e abbandonavo la scena: "Scusami tanto, mi sono dimenticato un impegno importantissimo, devo scappare sono già in ritardo, ti chiamo più tardi". Certo che una scusa del genere può andar bene quando hai giocato in trasferta, se sei a casa tua devi pensare a qualcosa di un po' più articolato, tipo: "Scusami tanto, mi sono dimenticato un impegno importantissimo, sono già in ritardo, dovresti andartene adesso, scusami ancora, ti chiamo più tardi"
Però Carmela non si merita di essere sbattuta fuori di casa in questo modo poco rispettoso. Devo pensare ad una scusa plausibile che non la faccia soffrire, che non sia umiliante, che non la offenda, che non la avvilisca, insomma, un bel casino.
Ho anche poco tempo per trovare la soluzione, Carmela comincia a muoversi debolmente nel letto, tra non molto sarà sveglia. Certo sarebbe comodo dirle:  "Scusami tanto, mi sono dimenticato un impegno importantissimo, sono già in ritardo..." ma non sarebbe giusto, non se lo merita, si è concessa senza remore, onestamente, nella speranza di infilarsi nel letto di un uomo che l'amasse veramente, non sarebbe giusto farle del male, non sarebbe giusto liquidarla con: "Scusami tanto, mi sono dimenticato un impegno importantissimo, sono già in ritardo...".
Forse devo prendermi un po' più di tempo per farle capire che io non sono in cerca di una storia seria, coinvolgente, totalizzante e qualche altra cazzata del genere. Però tra poco lei sarà sveglia ed io non ho ancora idea di che stronzata sarebbe più opportuno raccontarle.
Ecco, si muove ancora, si rigira nel letto, apre gli occhi, si volta verso di me.
Sudo freddo.
Mi fa male la testa ed ho sempre un po' di nausea.
Carmela mi guarda, sorride e mi saluta, io percepisco l'odore del suo alito, l'odore di un portacenere pieno di mozziconi di sigaretta e pezzi di formaggio stagionato, tipo taleggio.
Carmela appoggiandosi su un fianco si gratta una chiappona e guarda intorno, si sofferma sulla macchia di umidità sulla parete che confina col bagno e sull'intonaco scrostato sopra la porta, poi si volta verso di me, osserva la mia profonda stempiatura, la mia pancia grossa e flaccida, le unghie dei piedi troppo lunghe, mi sorride ancora e mi dice: "Scusami tanto Salvatore, mi sono dimenticata un impegno importantissimo, devo scappare, sono già in ritardo, ti chiamo più tardi".

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